Non per caso

Succede che un bel giorno al lavoro non ti senti tanto bene, prendi la temperatura ma non hai febbre. Ti senti solo male, male. Succede che poi, la sera, la febbre arriva e rimane con te tra alti e bassi per una settimana assieme ad altri piccoli compagni di percorso. Succede il 26 Novembre 2020, e poi i primi di Dicembre risulti positiva al Covid19. Una bella influenza senza nessuna conseguenza, per fortuna, almeno dal lato fisico. Perché invece il lato emotivo ne esce abbastanza ammaccato.

Restare chiusi per 20 giorni in un appartamento di 80mq in tre non sarebbe nemmeno un grosso problema, se non fosse Dicembre e se tua figlia di 3 anni (negativa) non si fosse persa le feste più belle dell’anno scolastico – per colpa tua che, non sai come, ti sei presa la malattia dell’anno ed hai costretto tutti alla clausura. Si parla di piccoli grandi incontri, mini-recite filmate all’asilo e condivise con i genitori che così possono sentire un po’ della gioia che il Natale con annessi e connessi porta. La mia si è persa questo, la preparazione dell’avvento, l’addobbare l’albero ed il presepe a scuola… Irrazionalmente ti senti uno schifo.

Ma oggi, il terzo giorno di rientro a scuola (l’ultimo per quest’anno) , dall’asilo le maestre ti mandano un link e ti dicono che hanno fatto un piccolo collage post-rientro con dei momenti della piccola. Lei mentre tocca le pecorelle del presepe; lei mentre guarda l’albero di Natale; lei mentre gioca con gli amichetti; i bimbi che recitano insieme la poesia di Natale. E poi il clou: lei con un cerchietto natalizio in testa, ed assieme ai bambini fa una piccola coreografia in cerchio attorno al Bambinello, sulle note di Halleluja di Cohen.

La canzone che all’ottavo/nono mese ascoltavo continuamente e che le cantavo carezzandomi il pancione.

Mi hanno regalato una cosa che non avrei mai sperato di riavere, cioè il tempo perso queste tre settimane. Ma soprattutto mi hanno ricordato che qualcuno, lassù, non ci ha abbandonati.

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